DALLA
PRIMA LETTERA DI TARTARO AI SUOI DISCEPOLI
Viveva a quei tempi in Lombardia un uomo talmente buono che
era reputato da tutti un coglione. Ed in effetti un po’ coglione lo era.
Sul lavoro per esempio evitava di
alzare la voce e risolveva i contrasti in maniera pacata e cercando di non
offendere nessuno. In genere nei rapporti umani si fidava delle persone ma
quando si discute di soldi ahimè questo è un grave errore, che lo aveva
amaramente scottato più volte. Eppure cercava di non perdere la fiducia negli
altri e manteneva un atteggiamento gentile come era connaturato sin da ragazzo
al suo carattere.
Voi, miei cari fratelli e
discepoli, capite che questo comportamento in tempi difficili può avere effetti
molto ma molto negativi. Servirebbe più aggressività, forse più cattiveria. Avere
un atteggiamento sensibile e rispettoso, che tiene conto di ogni osservazione,
è in fondo segno di un animo buono ma che raramente raggiunge la vera
grandezza.
Se si vuole sopravvivere spesso
bisogna sgomitare e spesso scavalcare i più deboli. E’ brutto ma è così. Tant’è,
il nostro uomo suo malgrado, nonostante indubbie doti di intelligenza e
successi professionali, era considerato un senza palle e relegato in un angolo.
Naturalmente aveva anche lui un lato
oscuro, fatto di maledizioni, ricordi neri e brutte robe, ma lo teneva
accuratamente celato, se ne vergognava e non lo esibiva al mondo, come oggi
fanno in tanti.
Per non parlare poi, miei cari
fratelli, del suo rapporto con le donne, sulle quali stenderei un burka
pietoso.
Anzi no, lo conoscevo e forse c’è
una storia a proposito. Voi sapete che in Lombardia c’è un grande deserto dove
il sole picchia forte. Un giorno stavamo appunto attraversando questo deserto e
ci venne sete.
Arrivammo ad una casa dove era
affacciata una donna e lui le chiese dell’acqua. Questa, vedendoci stanchi e
impolverati, si mise a ridere e con disprezzo gli indicò la ciotola del cane.
Un’altra ci chiuse la finestra in faccia. Una terza fece grandi sorrisi ma alla
fine con una scusa non ci diede nulla. Una quarta fu molto gentile, ci avrebbe
dato anche da bere però solo se pagavamo un prezzo francamente eccessivo. E via
così. Ogni volta comunque lui salutava, si girava e senza arrendersi andava a cercare
nuove possibilità. Era cortese ma tenace, non si arrendeva.
Mi sembra già di sentirvi, amici
miei: di solito a questo punto delle parabole appare una donna gentile che
offre acqua fresca e tutto si risolve per il meglio. Ma qui non accadeva e,
mentre ci avviavamo da soli verso un pozzo lontano, parlavamo di come potevamo
risolvere la nostra solitudine e il nostro bisogno.
Entrando con la forza in una casa
e pretendendo da bere? Minacciare di rappresaglie? Sedurre le donne e
ingannarle come facevano altri? A quell’uomo usare la violenza, sia fisica che
verbale, come si sarà capito ripugnava ma la gentilezza e il perdono non
sortivano grandi effetti.
Intanto il sole picchiava forte e
arrancavamo verso il pozzo. Ad un certo punto disse “Forse è il mio destino di
rimanere solo.”
Gli risposi subito no, che certo
il Signore aveva in serbo altri piani per noi. Anche se non avrei saputo dire
quali.
“La vita è una severa maestra –continuò-.
Comunque alla fine una lezione da oggi l’ho imparata: bisogna cavarsela da soli.
La bontà va bene nel rapporto con gli altri ma con se stessi…con se stessi
bisogna essere sicuri e inflessibili.”
Io stavo zitto. Intanto eravamo
arrivati al pozzo. In giro non c’era nessuno, solo un mulo che stava immobile
sotto a una tettoia all’ombra.
D’accordo, rifletteva l’uomo ad
alta voce mentre tirava su l’acqua dal fondo del pozzo, ma dov’è l’amore in
tutto questo? Perché non riusciamo a vivere in pace e ci facciamo del male a
vicenda? Non è un peccato?
“Sì è un peccato”, dissi
sinceramente.
“Ma c’è qualcosa che non avrà mai
fine. Forse…forse l’Amore è la risposta, Senza amore niente ci gioverebbe, e
l’acqua non placherebbe la nostra sete, nemmeno quella fredda di questo pozzo.
Non bisogna tener conto del male ricevuto, l’Amore non avrà mai fine.”
Io lo ascoltavo muto. Non erano
discorsi da fare sotto un sole implacabile. In ogni caso, miei cari fratelli, dopo
aver detto questo, l’uomo si voltò indietro e ritornò verso le case di prima,
per sorridere e parlare ancora con quelle donne. Non ho più saputo nulla di
lui.
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