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venerdì 22 gennaio 2016


IL SOFFITTO

A volte, quando cado in casa, non provo a rialzarmi subito ma rimango un poco sdraiato per terra. Ne approfitto per riprendere energie, controllo se è tutto a posto, mi riprendo un attimo.

La gatta viene ad annusare e capire cosa è successo. No amore, non è un nuovo gioco. Se ne va presto, sospetto che nel suo mondo la mia sia una malattia da prede.

Inutile aspettarsi aiuto da lei. Importa a qualcuno cosa succede qui e ora? Certo che importa, non fare il Calimero. Però è vero che sono tutti lontani. Una banale disavventura, una scivolata in casa, una prevedibile fatalità.

Avessi il piacevole vizio di fumare sarebbe proprio tempo per una sigaretta. Mi è sempre piaciuto guardare il fumo e le sue volute nell'aria. Silenziose e bianche che ogni volta cambiano, disegni meravigliosi che svaniscono in fretta.

E invece eccomi qui a guardare il soffitto. Anche lui bianco. Mi protegge dalle intemperie certo, ma mi chiude.
Una volta non era così. L'uomo preistorico dormiva all'aria aperta, come soffitto aveva le stelle o la volta di una caverna, spettacolo più interessante di una parete bianca.
Quando abbiamo rinunciato alla bellezza per la sicurezza? Eravamo consapevoli di quello che stavamo perdendo?

Da ragazzo mi capitó di dormire in spiaggia. Nel mio sacco a pelo, con amici accanto, ci divertivamo a seguire le stelle cadenti.
Era la notte di San Lorenzo, il 10 agosto, e avevo 21 anni. Dopo aver visto lo spettacolo delle stelle mi addormentai sereno, con il rumore del mare poco lontano.

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