LA CAMPANELLA
"Ciao Clementina come stai?"
"Oh caro il mio Luchino che mi è venuto a trovare, vieni vieni fatti abbracciare."
"Zia non son sono più Luchino bambino sono passati quei tempi."
"Per me sarai sempre Luchino, eri così bello da bambino, un vero patatone."
"Oddio zia, mi sa che di certe cose non mi libererò mai. E tu piuttosto come va zia?"
"Eh l'età, gli acciacchi, ogni giorno ce n'è una. Meno male che ci sono i miei gatti a farmi compagnia."
"Clementina, ho visto che li fai dormire sul letto. Quattro cucce di gatti ci sono!"
"Eh sì, i Quattro dell'Ave Maria li chiamo. Non mi addormento finché non li ho visti tutti e quattro."
"Chissà che fusa fanno. Scusa, ma ho visto che sul comodino tieni un'altra cosa strana, una campanellina d'argento. Ma sei sola in casa! La usi?"
"No no, era del mio povero marito che ha passato gli ultimi anni a letto."
"Ah ho capito la tieni per ricordo dello zio. Per questo è bella lucida."
"No no, non è un ricordo, ogni tanto la uso. Di notte capita che penso a lui, allora la faccio suonare così mi sembra di averlo vicino."
"Veramente? Evochi il suo spirito insomma. Clementina, sai cosa mi ricorda? I munacielli napoletani, quelli spiritelli dispettosi nelle case." (Luca si mette a ridere)
"Non ridere, non è niente di così spiritico. E' qualcosa che ha fatto parte della mia vita, ormai sono emozioni dentro di me, giusto ricordarle."
"Anche alla tua età è così? Pensavo che ti fossi liberata del tuo passato, Clementina. Mi raccontavi che con lo zio non è andata sempre bene."
"Ma ci sono stati anche momenti belli. C'è un po' d'amore quando suono la campanella. Eh, caro Luchino, tu sei giovane, imparerai. I sentimenti rimangono vivi nel cuore, anche dopo tanti anni."